Descrizione
Moringa oleifera è una pianta appartenente alla famiglia Moringaceae, diffusa in buona parte della fascia tropicale ed equatoriale del pianeta. Raggiunge dai 4 ai 7 m di altezza, ma con suolo profondo e fertile supera anche i 10 m; ha tronco eretto o ramificato dalla base, molle e a consistenza spugnosa; il legno è debole, i rami, sottili e intrecciati, sono penduli.
Le foglie sono pluricomposte (ogni foglia è composta da alcune fogliole), ogni fogliola è imparipennata con foglioline ovali opposte e con una fogliolina terminale; le foglie sono alquanto robuste, verde chiaro al dorso, verde glauco (pallido) al verso.
Le radici hanno un forte odore e sapore di ravanello, da cui deriva il nome di “horseradish tree” cioè l’albero del ravanello.
I fiori sono piccoli e numerosi, di colore bianco crema, ottimi produttori di nettare per le api, di discreto valore decorativo. In ambiente tropicale la pianta può fiorire due o tre volte all’anno.
I frutti sono grandi baccelli a sezione triangolare, affusolati e appuntiti (30–45 cm di lunghezza), verdi e morbidi se immaturi; a maturità assumono una colorazione ocra e poi marrone e una consistenza legnosa.
I semi bruni contenuti sembrano fagioli, ma sono tondeggianti e sono dotati di una membrana cartacea; sono da 16 a 22 per baccello, mentre ogni albero produce da 20 fino a 80 baccelli.
Praticamente tutta la pianta è commestibile e di notevole interesse dal punto di vista nutrizionale.
Le foglie possono essere mangiate e sono molto ricche in proteine, vitamine e sali minerali. Hanno un sapore leggermente piccante e gradevole anche allo stato crudo. Spesso sono preparate in insalata; possono anche essere cotte come gli spinaci. Contengono il 25 per cento in peso di proteine, più delle uova e il doppio del latte di mucca, il quadruplo in vitamina A delle carote e quasi otto volte la vitamina C delle arance, il triplo del potassio delle banane.
Le foglie, oltre che direttamente per l’alimentazione umana, possono essere utilizzate come foraggio per l’allevamento di animali. Se le foglie sono usate come foraggio assieme alla pasta residua dell’estrazione dell’olio, costituiscono un buon ricostituente alimentare per gli animali erbivori, di cui sembra migliorare le condizioni vitali.
Per quanto riguarda i frutti, l’uso più diffuso e frequente è la bollitura dei baccelli immaturi (detti ‘mazze da tamburo’), che hanno il sapore degli asparagi. Nella medicina Siddha sono considerati dei potenti afrodisiaci per ambedue i sessi.
I semi vengono assunti bolliti o tostati e hanno il sapore dei ceci. L’estrazione di olio dai semi è un’importantissima risorsa: i semi contengono dal 30 al 50% di olio (le olive dall’8 al 20%). L’olio estratto contiene dal 65 al 76% di acido oleico che è lo stesso grasso insaturo dell’olio d’oliva. L’olio è dolce e saporito e non irrancidisce, diversamente dall’olio di Jatropha. È perfettamente adatto all’alimentazione umana. Estratti gli oli dai semi, la pasta residua contiene il 60% di proteine pregiate. Questa è una quantità enorme se si considera che il residuo dell’analogo trattamento della soia, prodotto di discreta qualità proteica vegetale, produce dal 30 al 35% di proteine, la cui gamma di aminoacidi, come per la gran maggioranza degli altri vegetali noti, è incompleta. Le proteine ottenute della pasta residua sono adatte per l’alimentazione umana.
Anche le radici sono commestibili e hanno sapore piccante come di ravanello. L’aroma piccante delle radici è più pronunciato di quello delle foglie. Analogamente al rafano, l’uso comune delle radici è quello di aromatizzante, ma ne è sconsigliato l’uso in quantità eccessiva per la presenza della spirochina, un alcaloide che interferirebbe con la trasmissione nervosa.
Anche i fiori sono commestibili e vengono di norma preparati in insalata.
La moringa è pianta mellifera, e quindi può esser prodotto il miele dai suoi fiori.
È di grande rilievo il fatto che il contenuto proteico delle parti della pianta è completo, ovvero le parti della pianta contengono tutta la gamma degli aminoacidi, anche quelli pregiati. Questo fatto è pressoché unico tra i vegetali e si può definire Moringa oleifera come l’unica pianta oggi nota con tali caratteristiche.
Tali caratteristiche rendono la moringa una pianta interessante dal punto di vista umanitario, in quanto possiede un grande potenziale per combattere fame, malnutrizione, e povertà.
Sopportano brevi gelate, soprattutto le piante adulte, ma il freddo di durata consistente interferisce gravemente con la crescita e la fruttificazione, anche se non uccide la pianta.
La pianta rimane in vegetazione anche con clima molto secco; nel suo ambiente, in caso di siccità, è spesso l’unica pianta che si conserva verdeggiante. Come difesa da un clima estremamente arido la pianta perde le foglie che si riformano con il ritorno dell’umidità.
La moringa si ritiene coltivabile nella fascia climatica dell’arancio, preferendo certamente le zone più calde e riparate di questa fascia in caso di coltivazioni significative. Comunque anche nelle zone europee con geli molto moderati è possibile coltivare la Moringa all’esterno durante tutto l’anno.
Tutta la parte esterna muore se esposta per tempi consistenti a temperature pari o inferiori allo zero, ma se la parte sotterranea riesce a sopravvivere la pianta rivegeta con vigore a primavera.
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